Io non ho ucciso
Autore: Megan Lally
Pagine: 320
Editore: Newton Compton Editori
Trama
Io non ho ucciso è un thriller psicologico che gioca magistralmente con il tema dell'identità, della memoria e della fiducia. La storia si apre con una ragazza che si risveglia in stato confusionale sul ciglio di una strada. Non ricorda nulla. Né chi è, né cosa le sia successo. Questo incipit destabilizzante dà subito il tono al romanzo, che si muove tra inquietudine e mistero. Parallelamente Drew, un ragazzo è accusato della scomparsa della sua fidanzata Lola. Mentre tutti sembrano convinti della sua colpevolezza, lui è determinato a dimostrare la verità. Le due vicende si intrecciano in modo sorprendente, creando un crescendo di tensione che tiene il lettore incollato alle pagine.
Megan Lally ha uno stile narrativo che si distingue per la sua immediatezza e intensità emotiva. La sua scrittura è diretta ma mai banale, capace di evocare atmosfere cupe e cariche di tensione con poche, dirette parola. Non si perde in fronzoli e ogni frase sembra scelta con precisione, per scavare nei pensieri dei personaggi, per farci sentire il loro smarrimento, la loro paura, la loro determinazione. Uno dei grandi punti di forza del libro, a mio avviso, è proprio la capacità di trasmettere il disorientamento dei protagonisti. Lally ci permette di immedesimarci nei loro panni senza filtri, facendoci vivere in prima persona la confusione, i dubbi, e quella sensazione costante di non sapere di chi fidarsi. È come camminare in una stanza buia con una torcia che illumina solo pochi centimetri alla volta: ogni passo potrebbe nascondere un pericolo, ogni dettaglio un indizio... o un inganno. Un altro elemento che colpisce è la struttura a doppia vista, che alterna le voci dei due protagonisti. Questo espediente non solo arricchisce la narrazione, ma crea un gioco di specchi in cui il lettore è costantemente chiamato a mettere in discussione ciò che sa — o crede di sapere. È un meccanismo narrativo che funziona benissimo in un thriller psicologico, perché amplifica la tensione e stimola il coinvolgimento emotivo. Infine, c'è un buon ritmo narrativo. I capitoli sono brevi, spesso si chiudono con una rivelazione o una domanda sospesa, e questo rende quasi impossibile interrompere la lettura. È uno di quei libri che "solo un altro capitolo" diventa "L'ho finito alle tre di notte".
Opinione personale
Quando ho iniziato io ho ucciso, ammetto che ero un po' scettica. Mi sono detta: "Se è scontato come sembra, sarà una delusione..." — e lo avevo persino scritto in una storia su instagram. Ma pagina dopo pagina, ho dovuto ricredermi. Il romanzo ha saputo sorprendermi, non tanto con effetti speciali o colpi di scena forzati, ma con una tensione sottile e ben costruita che mi ha tenuta incollata alla trama. Quello che mi ha conquistata è stato il modo in cui l'autrice ha saputo giocare con le aspettative. Ti fa credere di sapere dove sta andando la storia, poi ti spiazza con dettagli che rimettono tutto in discussione. Alla fine, mi sono ritrovata a pensare che non solo non è stato affatto male, ma che ha saputo regalarmi quel tipo di lettura che intrattiene e nel contempo non è troppo impegnativa. Lo consiglio agli amanti dei thriller psicologici che cercano una lettura scorrevole, coinvolgente, ma senza eccessiva complessità. Perfetto per chi vuole staccare la mente e lasciarsi trasportare da una storia ben costruita.
Megan Lally è un'autrice bestseller nel New York Times e di USA Today. Quando non è immersa nella scrittura di romanzi oscuri e inquietanti, ama passeggiare a piedi nudi sulla spiaggia. Vive sulla costa del Pacifico con la sua famiglia e quattro animaletti piuttosto caotici.





Commenti
Posta un commento