Alice in Borderland

 

Alice in Borderland è una serie giapponese distopica e thriller, tratta dal manga di Haro Asō, che ha conquistato il pubblico globale grazie alla sua estetica cyberpunk, ai giochi mortali e a una riflessione profonda sul senso della vita. Pubblicata su Netflix a partire dal 2020.
Prima di passare alla terza stagione, facciamo insieme un veloce recap delle prime due. Attenzione spoiler solo delle prime due stagioni!

Stagione 1

Tutto comincia in una Tokyo affollata, dove Ryōhei Arisu vaga senza scopo, schiacciato dalle aspettative familiari e dalla propria apatia. Insieme ai suoi due amici —Karube, impulsivo e leale, e Chōta, timido e spirituale— si ritrova coinvolto in un piccolo incidente stradale. Per sfuggire alla polizia, i tre si nascondono in un bagno pubblico nei pressi di Shibuya.

Quando escono, tutto è cambiato. La città è identica a prima —gli edifici, le strade, i cartelloni pubblicitari — ma completamente deserta. Non c'è anima viva. I cellulari non funzionano, l'elettricità è sparita, e un silenzio irreale avvolge tutto. È come se Tokyo fosse stata svuotata di ogni presenza, lasciando solo loro. Durante la notte, una luce misteriosa li attira verso un edificio. All'interno, una voce registrata annuncia l'inizio di un "game". Le porte si chiudono, e i tre scoprono che non possono uscire finché il gioco non è concluso. Il primo è un "Tre di fiori", una sfida di collaborazione chiamata Vivi o Muori: ogni stanza ha due porte, una con la scritta "vivi-2 e una -2muori". Scegliere quella sbagliata significa morire. Arisu, grazie alla sua intelligenza e alla memoria visiva, riesce a de3cifrare la mappa dell'edificio e guida il gruppo verso l'uscita. Ma il prezzo è alto: Chōta rimane ferito, e una ragazza del gruppo muore subito. Alla fine del gioco, i sopravvissuti ricevono una carta —tre di fiori— e scoprono che ogni vittoria garantisce giorni di "visto", cioè tempo di vita. Quando il visto scade, un laser dal cielo uccide il malcapitato.

Da quel momento, la serie si trasforma in una corsa contro il tempo, tra giochi sempre più crudeli e rivelazioni inquietanti. Arisu perde i suoi amici in un gioco di Cuori, dove la fiducia si trasforma in tragedia. Il dolore lo paralizza, ma l'incontro con Usagi, una scalatrice solitaria, lo riporta in movimento. Insieme, cercano di capire le regole del Bordeland e di trovare un modo per trovare una via d'uscita. La stagione prosegue tra alleanze instabili, giochi di logica e forza, e la scoperta della "Spiaggia", una comunità che raccoglie le carte dei vari giochi per completare il mazzo, convinti così di ritornare al mondo come era prima. Ma anche lì, il potere genera violenza, e la lotta per la sopravvivenza si fa sempre più spietata. Il finale è un crescendo emotivo e narrativo: Proprio quando le cose sembrano stabilizzarsi, succede il caos. I leader della Spiaggia vengono trovati morti, e scatta un nuovo gioco terrificante: il "gioco della strega", collegato al 10 di cuori. Le regole sono semplici (si fa per dire): bisogna trovare l’assassino di una ragazza, Momoka, altrimenti tutti rischiano la vita.

Ovviamente, come puoi immaginare, parte la paranoia totale. La gente inizia a sospettare di chiunque, scoppia il panico, e quello che doveva essere un gioco di logica si trasforma in un massacro. Però Arisu, grazie al suo modo di ragionare, riesce a rimettere insieme i pezzi e scopre una verità incredibile: Momoka non è stata uccisa da qualcuno, si è suicidata, e lo ha fatto come parte di un piano per fermare i giochi. 

Dopo la fine del gioco, Arisu e Usagi trovano un cellulare con un video che cambia tutto. Momoka e un’altra ragazza, Asahi, avevano registrato tutto: si scopre che erano in realtà dealer, cioè facevano parte di quelli che gestiscono i giochi. Però non erano libere di scegliere: anche loro erano solo pedine in un gioco più grande, costrette a collaborare o a morire. E proprio quando pensi che finalmente i giochi siano finiti… il cielo si illumina e appaiono nuove carte, ma stavolta sono carte di figura: Jack, Regina, Re. È il segnale che in realtà il gioco vero sta solo iniziando, e sarà molto più spietato di prima.
L’ultima scena è particolarmente inquietante: si vede Mira, una donna misteriosa che si era già intravista alla Spiaggia, e capisci che lei ha un ruolo importante nell’organizzazione dietro tutto questo. Con un sorriso inquietante, annuncia che è in arrivo una nuova fase del gioco. E lì si chiude la stagione.
Stagione 2
La seconda stagione si apre con un'atmosfera ancora più cupa e pericolosa. I sopravvissuti della "Spiaggia" —Arisu, Usagi, Kuina, Chishiya, Ann e Tatta — si ritrovano in una Tokyo devastata, dove compaiono misteriosi dirigibili che fluttuano sopra la città. Ognuno raffigura le figure delle carte (Jack, Regina, Re), e indica l'arena di un nuovo gioco . I giochi delle figure sono più letali e complessi: non si tratta di sfide tra giocatori, ma contro i "cittadini" del Borderland, esseri enigmatici che sembrano incarnare il mondo stesso.
Il re di picche
Il primo terrore è il Re di Picche, un uomo incapucciato che gira per la città armato, uccidendo chiunque incontri. Non è un gioco con delle regole: è una caccia. Arisu, Usagi, Kuina e Tatta fuggono in auto con Ann, mentre Chishiya rimane separato. Il gruppo si rifugia in un condominio, ma il pericolo è ovunque.

Per sfuggire al Re di Picche, il gruppo decide di affrontare un altro gioco: quello del Re di fiori. Si trovano in un labirinto di container dove ogni giocatore indossa un braccialetto che registra i punti. Il gioco si chiama "Osmosi": due squadre, 10.000 punti ciascuna, da distribuire e proteggere dal tocco dell'avversario. Vince chi supera il punteggio dell'avversario entro due ore. Il Re di Fiori è Kyuma, un nudista carismatico che guida una squadra di "cittadinini" del Borderland. Niragi, un membro ambiguo della Spiaggia, si ritrova a doversi unire con la squadra di Arisu. Il gioco è molto intenso e strategico. Arisu è tormentato dal senso di colpa, memore della morte dei suoi migliori amici all'inizio dei giochi, Niragi esplode di violenza, e Tatta si sacrifica ferendosi al polso per trasferire i suoi punti ad Arisu. In questo modo la squadra vince, ma il prezzo è altissimo. Tatta muore, e i perdenti vengono uccisi dal laser.

La stagione prosegue mostrando che fine ha fatto Chishiya dopo essersi separato dal gruppo. Affronta il Jack di Cuori in una sfida psicologica dove deve scoprire l'identità del Jack tra i partecipanti del nuovo game. Svolto in una prigione 20 giocatori, incluso il Jack di Fiori nascosto, indossano un collare esplosivo dove dietro la nuca, ogni ora, appare un simbolo delle carte diverso. Per non essere uccisi dall'esplosione del collare, allo scadere dell'ora, i concorrenti possono basarsi solo sulle informazioni fornite dagli altri. Il gioco terminerà solo quando il Jack di Fiori verrà smascherato. Superato in modo ingegnoso e intenso questo gioco per Chishiya non è ancora finita perché si ritroverà ben presto a dover affrontare il Re di Denari in una sfida di logica e morale. Superato anche questo gioco, finalmente il gruppo si riunisce per cercare di affrontare insieme a nuovi personaggi che si sono uniti a loro il terribile Re di Picche. Alla fine anche questo gioco ha una regola: sopravvivere per almeno 120 minuti. Molti vengono uccisi tra cui Aguni, che si sacrifica per proteggere gli altri. Mentre gli altri vengono tutti feriti in modo grave e non possono continuare l'ultimo game. Solo Arisu e Usagi, meno gravi rispetto agli altri, possono continuare dirigendosi dalla Regina di Cuori. Qui i due affrontano una vecchia conoscenza Mira, in una partita a croquet, ma dietro la semplicità di questo gioco si nasconde il vero game: un gioco psicologico che cerca di convincere Arisu che tutto ciò che ha vissuto fino a quel momento è solo il frutto di un trauma. Un sogno generato dal dolore per la perdita dei suoi due amici in un incidente stradale. Arisu vacilla. Il senso di colpa lo logora. E per un attimo, crede alle parole di Mira. Ma Usagi lo riporta alla realtà così Mira, ormai sconfitta non può fare altro che rivelare la verità che si nasconde dietro il Borderland. Il Borderland non è un gioco, ma un limbo. Un luogo sospeso tra la vita e la morte, dove le anime finiscono quando muoiono solo per qualche minuto. Arisu, Usagil, Chishiya e tutti gli altri si trovavano contemporaneamente nella città di Shibuya devastata dalla caduta di un meteorite. I loro corpi giacevano in uno stato critico in ospedale. Tutto ciò che hanno vissuto — i giochi, le perdite, le alleanze, era la loro lotta tra l'esistere e svanire. Venuti a conoscenza della verità i partecipanti dei game rimasti in vita hanno quindi la possibilità di scegliere se restare nel Borderland come cittadini e quindi morire nella realtà oppure tornare nel mondo reale che significa sopravvivere all'incidente. Tutti decidono di ritornare alla vita reale tranne due Banda e Yaba, due partecipanti e sopravvissuti al gioco della prigione insieme a Chishiya. Quando coloro che hanno scelto di ritornare alla vita reale si risvegliano, non ricordano più nulla. Sono vivi, ma privi della memoria di quel viaggio che hanno condiviso e che li ha cambiati. Tutto sembra concluso, ma la scena finale cambia ogni cosa. All'esterno dell'ospedale viene inquadrato un tavolino su cui erano posate delle carte da gioco. Il vento spazza via tutte le carte tranne una. Il Joker...

Ed eccoci arrivati alla terza e ultima stagione. Che si apre con un'atmosfera un po' sospesa. Arisu e Usagi sono una coppia e sembrano aver trovato pace dopo le prove affrontate nel Borderland, di cui non hanno alcun ricordo. Ma il passato spesso è difficile da dimenticare. Un nuovo evento li costringe a tronare in quella dimensione al confine tra la vita e la morte. Come sempre i nuovi game, non sono solo prove di sopravvivenza: diventano specchi interiori, riflessioni sul dolore, sull'amore e sulle scelte. I protagonisti si confrontano con nuove figure enigmatiche, e il ritorno nel Borderland non è più solo una questione di forza o intelligenza, ma di una volontà profonda.

La stagione è composta da sei episodi, che alternano momenti di azione a pause emotive, con una narrazione che si avvicina al cuore dei protagonisti. Senza entrare nei dettagli, possiamo dire che il finale lascia spazio a una nota di speranza, ma anche un'ombra di inquietudine.

Opinione generale sulla terza stagione
La terza stagione di Alice in Borderland a fatto molto parlare di sé, e le reazioni sono state tutt'altro che unanimi. C'è chi l'ha accolta con entusiasmo, felice di ritrovare Arisu e Usagi in una nuova veste con nuove sfide introspettive. Altri, invece, hanno sentito che qualcosa si è perso lungo il cammino. Molti spettatori hanno apprezzato il ritorno alle vecchie atmosfere visivamente potenti che hanno reso la serie iconica. La tenisione emotiva è rimasta alta, e il legame tra i protagonista ha continuato a essere il cuore pulsante della narrazione. Molti hanno trovato il ritmo troppo lineare, meno frenetico rispetto alle stagioni precedenti — un cambiamento che se alcuni non hanno gradito per altri ha permesso di esplorare meglio i pensieri e le paure dei personaggi. Ma non sono mancate forti critiche. Alcuni fan hanno sentito la mancanza di figure carismatiche come Chishiya, e hanno trovato i nuovi giochi meno sorprendenti, più spettacolari che profondi. La struttura narrativa, divisa tra momenti di riflessione e scene d'azione, ha lasciato qualcuno con l'amaro in bocca. E poi c'è la figura del Joker. Quella carta misteriosa che chiude la seconda stagione e ritorna nella terza come simbolo di ambiguità, di scelta. Per alcuni è stato un colpo di genio, per altri un enigma non del tutto risolto. In definitiva, la terza stagione ha lasciato il pubblico con emozioni contrastanti. Un misto di soddisfazione per alcuni e malinconia con domande aperte per altri. 

Opinione personale

Tra tutte le serie uscite negli ultimi anni a tema "giochi mortali"— Squid Game compresa — Alice in Borderland è sempre stata quella che ho apprezzato di più. Non solo per l'estetica o la tensione, ma per la genialità dietro ogni gioco, per la costruzione narrativa che sa essere crudele e poetica insieme. La seconda stagione, in particolare, mi ha conquistata: i giochi erano brillanti, i personaggi profondi, e la spiegazione finale... perfetta. Quel momento in cu si intravede la carta del Joker mi ha lasciata con il cuore in gola. Faccio parte di quelli che hanno trovato l'idea del Joker entusiasmante: una carta che non "appartiene" al mazzo, una figura ambigua, che promette nuove domande. Per questo, forse, le mie aspettative per la terza stagione erano altissime. Ma qualcosa, lo ammetto, mi ha deluso. I giochi sono sempre ben costruiti,, certo, ma la trama mi è sembra forzata, come se l'unico scopo fosse riportare Arisu nel Borderland. Ho guardato la stagione co piacere, ma con meno entusiasmo. Meno coinvolgimento emotivo. Solo il finale — che non spoilero0151 mi ha colpita davvero. Mi ha lasciata con una sensazione strana e con alcune possibilità narrative che potrebbero essere molto interessanti. In fondo Alice in Borderland resta per me una serie che ha saputo unire azione e riflessione, dolore e bellezza.

















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