L'erede
Autore: Camilla Sten
Pagine: 360
Formato: copertina flessibile
Editore: Fazi
Eleanor vive con una rara condizione neurologica chiamata prosopagnosia, che le impedisce di riconoscere i volti. Questo disturbo la rende vulnerabile in un mondo dove l'identità è tutto e per lei quella degli altri è sfuggente e minacciosa. Quando scopre che la nonna Vivianne è stata assassinata, la sua vita viene stravolta. Un misterioso avvocato la contatta per informala di un'eredità: una tenuta isolata tra i boschi svedesi. Spinta dalla necessità di fare chiarezza e accompagnata dal fidanzato Sebastian, Eleanor si reca sul posto, dove trova ad attenderla la zia Veronika, l'avvocato e una casa che sembra trasudare segreti antichi. Tra corridoi inquietanti e verità nascoste, il passato di famiglia si rivela più oscuro di quanto avesse mai immaginato.
Eleanor è una protagonista diversa dal solito. La sua prosopagnosia non è solo una particolarità, ma un filtro con cui interpreta il mondo. Ho trovato affascinante il modo in cui la sua vulnerabilità diventa forza: non potendo fidarsi della propria percezione, è costretta a leggere le emozioni, i gesti, i silenzi. La sua crescita è graduale ma potente, perché affronta un passato che la riguarda ma che non ha mai potuto decifrare.
Sebastian, il fidanzato, è il classico compagno razionale, ma anche lui ha le sue crepe. L'autrice è riuscita a caratterizzarlo non come un eroe, ma una presenza che cerca di capire Elanor senza essere invadente
Veronika, la zia, è di certo uno dei personaggi più ambigui. C'è qualcosa in lei che inquieta fin dal primo momento: le parole dette a metà, gli sguardi che non si spiegano. È una figura che rimane come sospesa tra l'affetto che prova per Elanor e anche una certa ostilità. Rappresenta quel legame famigliare che non sai mai se tenere stretto o lasciare andare.
E infine Vivianne, la nonna, Anche se non è presente in modo diretto, aleggia su tutta la narrazione. La sua morte è il punto di rottura, ma anche l'inizio della scoperta di verità molto più grandi di quello che sembrano. È come se il romanzo fosse il suo testamento emotivo, e leggere L'erede significasse raccogliere i pezzi della sua memoria.
Considerazioni personali
Quando ho letto L'erede, ricordo chiaramente di averlo apprezzato, ma con un retrogusto di insoddisfazione che non riuscivo a definire del tutto. Forse è stato il periodo: avevo l'impressione che nessun contenuto — libro, film, serie TV — riuscisse davvero a coinvolgermi. E questa sensazione si è riflessa anche sulla lettura. Detto questo, nn mi sento affatto di sconsigliarlo. Anzi, L'erede è un romanzo costruito con cura, con una protagonista interessante e un'atmosfera ben delineata. Tuttavia, se dovessi scegliere tra i romanzi di Camilla Sten, personalmente ho preferito Il villaggio perduto. Quel libro mi ha catturata subito, forse per il suo ritmo più serrato, l'alone quasi documentaristico della narrazione e quel senso di mistero che si insinua dalla prime pagine. Il villaggio perduto ha un impatto diverso: più viscerale, più claustrofobico, L'erede è più intimo, più emotivo, in qualche modo leggermente meno travolgente. Sono due esperienze narrative diverse che riflettono anche lo stato emotivo del lettore. In sintesi: se amate i thriller psicologici nordici e siete alla ricerca di un romanzo interessante L'erede merita sicuramente una possibilità.
Nata in Svezia nel 1992, è la figlia della famosa scrittrice di gialli Viveca Sten. Scrive storie fin da quando è ragazzina. Il villaggio perduto è il suo primo romanzo per adulti: successo da duecentomila copie tradotto in ventuno paesi, verrà presto adattato da Netflix per una serie TV.
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