The Last of Us 2

The Last of Us è una serie televisiva statunitense prodotta da HBO, basata sull'omonimo videogioco sviluppato da Naughty Dog e pubblicato da Sony Computer Entertainment nel 2013 per PlayStation. Il gioco è considerato una pietra miliare nel mondo videoludico per la sua narrativa intensa, la caratterizzazione dei personaggi e il tono cinematografico, tutti elementi che la serie televisiva ha cercato di rispettare e amplificare.

La serie è stata creata da Craig Mazin e Neil Druckmann, il co-direttore creativo del gioco originale. La prima stagione è andata in onda nel 2023 e ha riscosso un grande successo sia da parte del pubblico che della critica, guadagnandosi numerose candidature ai premi più prestigiosi.

Riassunto della prima stagione (Attenzione: seguono spoiler)
La prima stagione ci introduce un mondo post-apocalittico, vent'anni dopo la diffusione di un'infezione causata dal fungo Cordyceps, che trasforma gli esseri umani in creature aggressive e mostruose. Joel, segnato dalla morte della figlia durante i primi momenti del contagio, viene incaricato di scortare Ellie attraverso gli Stati Uniti: la ragazza è immune al fungo e potrebbe rappresentare la chiave per sviluppare una cura.

Il viaggio è lungo, pericoloso e pieno di ostacoli sia umani che infetti, ma anche ricco di momenti di crescita emotiva tra i due protagonisti. Joel e Ellie sviluppano un forte legame padre-figlia. Tuttavia, la stagione si conclude con una scelta controversa: quando scopre che per estrarre la cura Ellie dovrebbe morire, Joel uccide i medici e i membri della Fireflies (un gruppo di ribelli), salvando Ellie ma condannando forse l'umanità.

Pedro Pascal e Bella Ramsey confermano il loro incredibile affiatamento sullo schermo, e il cast si arricchisce di nuovi personaggi fondamentali che portano nuove prospettive e tensioni nella storia. La recitazione è, ancora una volta, uno dei punti forti della serie, capace di trasmettere emozioni forti con sfumature sottili. Questa seconda stagione è più riflessiva e spietata. Non si accontenta di raccontare una semplice lotta per la sopravvivenza, ma mette in discussione, amore e perdita. È una stagione che non cerca necessariamente il consenso del pubblico, ma punta a coinvolgere spiazzare e far riflettere. Sebbene possa risultare divisiva rispetto alla prima, per via delle sue scelte narrative coraggiose, The Last of Us 2 è una conferma della qualità e della profondità che la serie è in grado di offrire. Per chi ha apprezzato l'intensità emotiva e l'evoluzione dei personaggi nella prima stagione, questa parte del viaggio sarà ancora più coinvolgente e dolorosa.

A proposito del consenso del pubblico

Sui social, la seconda stagione di The Last of Us ha scatenato un'ondata di reazioni immediate, intense e spesso contrastanti. C'è chi acclama la stagione come un capolavoro narrativo, elogiandone il coraggio e la profondità emotiva, e chi, al contrario fatica a digerire alcune scelte narrative, trovandole divisive o destabilizzanti. Un tema ricorrente nei commenti è l'audacia della serie nel non voler "comprare" il consenso del pubblico a tutti i costi: The Last of Us non si piega alle aspettative, ma resta fedele al suo messaggio e ai suoi personaggi, anche a costo di provocare disagio o disaccordo. Molti utenti hanno definito la stagione come "spietata ma necessaria" mentre altri si interrogano sulla direzione presa e sulle sue implicazioni morali. Grande attenzione è stata rivolta anche alla performance di Bella Ramsey, accolta con entusiasmo crescente: molti spettatori la considerano ormai inscindibile dal personaggio di Ellie lodandone la maturità espressiva e l'intensità emotiva. Anche i nuovi volti introdotti hanno acceso discussioni, diventando protagonisti di meme, fan art e analisi approfondite, segno che la serie ha saputo lasciare un'impronta creando numerosi dibattiti.

Per quanto mi riguarda, questa seconda stagione mi è sembrata una prova di forza narrativa. Ho apprezzato molto il fatto che non si limiti a ripetere la formula vincente della prima stagione, ma cerchi strade più complesse, dolorose e adulte. La serie mette in scena una riflessione profonda su ciò che ci rende umani, su come conviviamo con il dolore, il senso di colpa, e sul prezzo nelle nostre scelte. È una visione che a tratti può risultare disturbante, perché costringe lo spettatore a uscire dalla propria zona di conforto, ma proprio per questo è anche profondamente onesta. È raro vedere una serie così mainstream che non abbia paura di scontentare pur di rimanere coerente con il suo cuore narrativo. Va detto però, che il mio giudizio si basa esclusivamente sull'esperienza televisiva: non ho mai giocato al videogioco da cui è tratta tutta la serie, e questo probabilmente condiziona il mio punto di vista. Non posso valutare la fedeltà dell'adattamento o cogliere i riferimenti più sottili, ma forse proprio per questo il mio sguardo è più libero da aspettative pregresse. Quello che giudico è ciò che ho visto sullo schermo, e da questo punto di vista The Las of Us mi è sembrata una serie capace di camminare con le proprie gambe, forte di una scrittura matura e di una coerenza emotiva rara nel panorama televisivo attuale.












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