La mite


 

Titolo: La mite

Autore: Fëdor Dostoevskij

Pagine: 72

Formato: Copertina flessibile

Editore: Feltrinelli


Pubblicato nel 1876, La mite è uno dei racconti più intensi e dolorosi di Dostoevskij. L'intero testo è costruito come un monologo interiore, una lunga confessione pronunciata da un uomo sconvolto dalla morte della moglie, che si è appena tolta la vita gettandosi dalla finestra.

Trama
Il protagonista è un ex ufficiale ridottosi a vivere di prestiti e pegni, una figura rigida, chiusa, dominata da una visione fredda e calcolatrice dei rapporti umani. Sposa una ragazza molto più giovane di lui, orfana, povera e senza prospettive. La sceglie non per amore, ma per il bisogno di avere al fianco una presenza silenziosa, sottomessa, che non gli chieda troppo e lenisca la sua solitudine. La ragazza appare effettivamente "mite", nel senso di silenziosa, apparentemente remissiva, ma fin da subito emerge una tensione latente. Dietro quella dolcezza si nasconde un'anima viva, sensibile, che tenta invano di stabilire un dialogo con il marito. Lui, però sembra incapace di provare empatia: si chiude nel suo orgoglio, nella sua logica, nel suo maschilismo e desiderio di dominarla.
Il cuore del racconto non è la storia d'amore (che non c'è mai stata), ma il tentativo disperato del protagonista di rileggere a posteriori ogni gesto, ogni silenzio , ogni parola detta e non detta della moglie. È una ricostruzione ossessiva, che cerca spiegazioni ma inciampa continuamente nella propria incapacità di vedere davvero l'altro. Il finale tragico, che conosciamo fin dall'inizio, non è solo un atto di dolore, ma una ribellione estrema e silenziosa da parte della ragazza. Un gesto che rompe il controllo del marito e impone, finalmente, un confronto con la verità.
In meno di 100 pagine, Dostoevskij costruisce un viaggio claustrofobico nella mente di un uomo che parla troppo tardi. Un marito che ha perso sua moglie e prova, attraverso un monologo disperato, a spiegare, forse giustificare, ciò che è accaduto. Ma non è la verità che cerca. Cerca sé stesso, nella confusione tra il bisogno d'amore e la fame di controllo. Il vero protagonista, però, è il silenzio. Quello della ragazza, così "mite" da risultare invisibile. Quello del narratore, che non hai mai davvero parlato finché non era troppo tardi. E quello del lettore, che resta inchiodato a una storia che non offre redenzione, solo lo specchio di una solitudine feroce. Dostoevskij non racconta un amore finito, ma un amore malato. E lo fa con una precisione crudele, scavando tra le pieghe dell'anima umana con la delicatezza di chi sa che anche il dolore può essere un atto d'onestà.
La mite è uno di quei racconti che non si dimenticano facilmente. Parla di silenzi, ma fa molto rumore dentro. Ti lascia addosso un disagio sottile, difficile da scrollarsi di dosso. Ed è proprio per questo che la consiglio: perché trasmette molto, e ancora di più ha da insegnare.

Note dell'autore

Fëdor Dostoevskij (1821-1881) è stato uno dei più grandi scrittori russi e una delle voci più profonde della letteratura mondiale. Le sue opere esplorano i tormenti dell'animo umano, i dilemmi morali e spirituali, e le contraddizioni della società del suo tempo. Tra i suoi capolavori ricordiamo: Delitto e castigo, I fratelli Karamazov, L'idiota, I demoni e Memorie del sottosuolo. Con uno stile intenso e visionario, Dostoevskij ha lasciato un'eredità letteraria che continua a parlare al lettore contemporaneo.

Libri citati







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