You
Il cast vanta diversi personaggi interessanti, ma al centro della scena c'è Joe Golberg, interpretato da Penn Badgley (sì, proprio lui il Dan Humphrey di Gossip Girl). La serie si compone di cinque stagioni, l'ultima delle quali si è conclusa nel 2025, con 10 episodi ciascuna.
Joe Golberg è un giovane direttore di una libreria a New York. Un giorno, mentre sta sistemando dei libri, intravede tra gli scaffali una cliente che non ha mai visto prima: Guinevere Beck. È bella, dolce, arguta e sogna di diventare una scrittrice. Basta un solo sguardo e Joe si infatua perdutamente di lei.
Fino a qui potrebbe sembrare una normale storia d'amore: un ragazzo incontra una ragazza (e no, non è la canzone dei The Kolors), scatta il colpo di fulmine... Ma Joe non è esattamente il ragazzo della porta accanto. Quando crede di aver trovato "quella giusta", inizia a sviluppare comportamenti ossessivi, da vero stalker, senza però mai farsi scoprire.
Questa serie, a mio avviso, tocca numerose tematiche. Ne citerò alcune per poi approfondire quella che mi ha personalmente fatto riflettere di più:
La sottile linea tra amore e ossessione.
You mette in discussione l'idea romantica del "fare di tutto per amore", mostrandoci quanto facilmente si possa scivolare nell'ossessione. Joe si racconta come un innamorato sfortunato, ma allo spettatore appare chiaro che i suoi gesti non sono romantici, bensì manipolatori e pericolosi. Questo fa riflettere su quanto sia importante riconoscere i segnali di una relazione tossica.
La critica alla società digitale e ai social media.
Joe usa i social come strumenti di sorveglianza. Ormai tutti condividiamo ogni aspetto delle nostre vite online, e lui ne approfitta per spiare, manipolare, addirittura anticipare le mosse, sia delle donne di cui si infatua, sia delle persone intorno a loro. La serie ci lancia un campanello d'allarme sull'eccessiva esposizione digitale e sulla falsa sensazione di sicurezza che abbiamo nel condividere tutto.
Nessuno è veramente innocente.
Nel corso delle stagioni, la serie introduce personaggi sempre più ambigui. Non esiste un "buono" puro: tutti hanno ombre, segreti, debolezze. Questo rende il mondo di You incredibilmente realistico e ci spinge a riconoscere la complessità dell'animo umano, pur non giustificando mai la violenza o il controllo. Joe Golberg è l'unico carnefice? A quanto pare no.
Il fascino del male.
You gioca anche con il fascino del cattivo. Joe è carismatico, colto, in apparenza gentile. Ma è anche un assassino. La serie ci spinge a chiederci: perché siamo attirati dai personaggi disturbanti, soprattutto quando sembrano "capirci" o avere buone intenzioni? La visione di questa serie è un'occasione per riflettere su come certi contenuti (e a volte la realtà) tendano a romanticizzare certe figure che invece dovrebbero farci paura. E, a proposito di questo punto, voglio collegarmi con quello che ha maggiormente colpito e fatto pensare.
Una delle cose più inquietanti — ma anche più affascinanti — di You è il modo in cui riesce a farci entrare nella mente del protagonista. La voce fuori campo di Joe ci accompagna ovunque, commenta tutto, ci racconta le sue intenzioni, le sue paure, i suoi pensieri più profondi. E il punto è proprio questo: dopo un po' quasi senza accorgercene, iniziamo a seguirlo, a capirlo, addirittura a fare il tifo per lui in certi momenti. Ma poi bam, la realtà ci colpisce in faccia: Joe è uno stalker, un manipolatore, e soprattutto... un assassino. La serie gioca proprio su questa ambiguità: ci fa sentire coinvolti, quasi complici, e poi ci costringe a fare i conti con la verità. È un'esperienza disturbante, che spinge lo spettatore a riflettere: quanto siamo influenzabili? Perché a volte ci sembra più facile empatizzare con un personaggio oscuro, solo perché è lui a raccontarci la storia?
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