Nel paese dei Ciechi

Titolo: Nel paese dei Ciechi
Autore: Herbert George Wells
Pagine: 64
Formato: Copertina flessibile
Editore: Adelphi

Trama

Nuñez è un alpinista che, in seguito a un incidente in alta montagna, precipita in una valle isolata delle Ande, dove scopre un villaggio i cui abitanti sono tutti ciechi da generazioni. In questo mondo chiuso e autosufficiente, la cecità non è percepita come una menomazione, bensì come la normalità assoluta: la vista è un concetto incomprensibile, considerato un'allucinazione. Convinto che "in terra di ciechi, chi ha un solo occhio è re", Nuñez tenta inizialmente di imporre la propria superiorità, certo che la sua vista gli darà potere. Ma ben presto si scontra con una società che non solo non riconosce il suo vantaggio, ma lo considera una minaccia, un malato. La situazione si complica ulteriormente quando si innamora di una donna del villaggio, e per restare con lei gli viene proposto un "sacrificio" davvero paradossale: rinunciare alla vista, per essere accettato davvero.

Nel paese dei Ciechi è un racconto breve ma profondamente simbolico, scritto da H.G.Wells nel 1904. Quello che colpisce davvero, leggendo questo libro, è quanto la storia narrata parli di noi, anche se è stata scritta più di un secolo fa. Ci fa riflettere su quanto sia difficile essere diversi in un mondo che ha già stabilito quale sia la "normalità". Il protagonista, arriva in u luogo dove tutti sono ciechi e dove la vista, che per noi è qualcosa di ovvio, non esiste nemmeno come idea, come concetto. Anzi, è percepita come una malattia. Wells ci mette di fronte a una domanda scomoda: cosa succede quando sei l'unico a vedere in un mondo che ha dimenticato cosa significhi farlo? Sei una sorta di "divinità" possessore di un dono... o sei solo un problema da correggere? Il racconto ci ricorda quanto spesso la società respinge quello che non capisce, che considera "diverso" anche se potrebbe arricchirla. 

E poi c'è una riflessione più intima, personale: fino a che punto siamo disposti a cambiare noi stessi pur di essere accettati? Vale la pena rinunciare a una parte di ciò che siamo, se questo ci permette di far parte di qualcosa? O è meglio restare fedeli alla nostra unicità? Anche se ci fa sentire soli? In fondo, l'autore ci dice che "vedere" non è solo usare gli occhi, ma anche avere il coraggio di guardare le cose in modo diverso. E questo, oggi come allora, non è mai facile.

Personalmente quello che mi ha colpita di più leggendo Nel paese dei Ciechi è la profondità emotiva racchiusa in così poche pagine. In un racconto tanto breve, Wells riesce a toccare temi talmente importanti che i fatica a credere bastino solo 64 pagine. L'identità, la diversità, il bisogno di essere accettati. Mi sono posta più volte delle domande: se fossi stata al posto di Nuñez? Quanto siamo disposti a rinunciare a ciò che ci rende unici pur di essere parte di un gruppo, di una comunità? Quanto ci pesa il giudizio degli altri, soprattutto quando non riescono a vedere quello che per noi è evidente?

La storia può sembrare lontana da noi, ma in realtà parla benissimo anche del nostro presente. Viviamo in un mondo che spesso premia chi riesce a omologarsi, che ha paura del diverso e tende a silenziare chi guarda "oltre". Nel paese dei Ciechi è un invito a non smettere di "guardare", a restare fedeli a ciò che sentiamo vero, anche se questo ci rende scomodi. Credo che l'autore abbia voluto, velatamente, lasciarci con una domanda in sospeso: è meglio essere "ciechi" e integrati, o "vedere" e sentirsi soli? O, forse, la vera sfida è trovare un modo per restare semplicemente noi stessi... senza rinunciare alla possibilità di appartenere a qualcosa.

Note dell'autore
Figlio di un giocatore di cricket professionista e di una cameriera, H.G.Wells (1866-1946) fece apprendistato come commerciante di tessuti e assistente chimico prima di vincere una borsa di studio alla prestigiosa Normal School of Science di Londra. Sebbene sia ricordato soprattutto per i suoi innovativi romanzi fi fantascienza, tra cui: La macchina del tempo, La guerra dei mondi, L'uomo invisibile, e L'isola del dottor Moreau, Wells scrisse anche ampiamente di politica e questioni sociali e fu uno dei più importanti intellettuali pubblici del suo tempo.
Libri citati







 

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